Situata nel cuore della foresta tropicale nel Nord del Congo, la missione di Sembè delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore è inserita da quasi un decennio nell’area che fa riferimento ad uno dei rari e grossi villaggi che sorgono lungo la pista che taglia la giungla, esclusa dalle vie di comunicazione del Paese e dalle opportunità degli scambi commerciali.
Nell’area di Sembè, ma anche più all’interno della foresta, vivono piccoli nuclei dei pigmei baka, il popolo della foresta stimato tra le 20 e le 40 mila unità; da sempre nomadi, un tempo potevano spostarsi liberamente nel cuore della boscaglia, vivendo di caccia e di raccolta.
Adesso assistono inermi alla distruzione del loro mondo, poiché non hanno diritti, né la forza per opporsi ai bulldozer delle multinazionali del legno, che radono al suolo ogni cosa incontrino, accampamenti compresi.
Negli spazi aperti la popolazione dei bakwele (bantù) abita in costruzioni dai muri di argilla e di fango, con i tetti ricoperti di stuoie e di rami di palma; al centro, sui lati della pista sterrata e dissestata i musulmani immigrati formano la loro comunità e circondano le loro abitazioni poste dietro alle piccole botteghe con delle lamiere ondulate che donano al paesaggio l’aspetto caotico di una barriera multiforme.
Commercianti per eccellenza mettono in mostra la loro svariata ed essenziale mercanzia: dagli indumenti usati provenienti dall’Europa ai loro tessuti pregiati, denominati “pagni”, dai chiodi ai dadi per l’uso alimentare.
La popolazione ha sviluppato una modesta agricoltura di sussistenza familiare: accanto ad un po’ di manioca, a qualche frutto o ad una rara preda animale, è difficile comprare dei beni di consumo alimentare.
E’ un contesto di riferimento dove rubare per sopravvivere è una cosa naturale, dove la morte colpisce ogni giorno i bambini, i più esposti ed i più vulnerabili, i giovani e gli anziani, anche per il persistere radicato delle tradizioni tribali nelle quali il ricorso alle pratiche di superstizione e di stregoneria condiziona fortemente ogni atto della vita.
Lo stato di isolamento e di abbandono rende l’area di Sembè e dei piccoli villaggi limitrofi particolarmente vulnerabile ad una condizione di povertà assoluta e di perenne esposizione alle tante malattie endemiche come la malaria, la sieropositività infantile, l’ HIV/AIDS, la diarrea, il colera, la malnutrizione e la denutrizione.
Se le malattie come la malaria e la diarrea sono le principali cause di patologie e di mortalità infantile, l’ HIV e AIDS mietono vittime numerose tra gli adulti, ma irradiano i loro effetti negativi fino a minacciare la sopravvivenza dei più piccoli, a partire proprio da quella neonatale.
Diffusa è la mortalità da parto e la salute riproduttiva della donna è minacciata anche dagli abusi sessuali: infatti, secondo i dati dell’ultimo quinquennio, se il 6% della popolazione femminile della capitale Brazzaville è stata vittima di violenze, con un incremento della diffusione dell’AIDS fino all’8% della popolazione femminile complessiva, almeno il 4% è vittima di violenze e di contagio nelle aree rurali ed isolate come quella di Sembè.
La difficoltà della comunità religiosa delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore nel reperimento dei medicinali di base, di materiali per le terapie alimentari ritardano l’efficacia di una costante ed instancabile azione sanitaria volta a contrastare la mortalità delle donne in gravidanza e all’affermazione di quei programmi sanitari, sviluppati per combattere una situazione di salute in generale di estrema gravità.
L’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici rimane scarso, soprattutto per la mancanza di strutture igieniche per la sua raccolta, oppure per l’impossibilità di accedere alle falde acquifere in profondità a causa della reale difficoltà di eseguire le perforazioni nel terreno argilloso.
La comunità religiosa delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore presente in Sembè è costituita da tre suore, tra cui Suor Rita Panzarin, nativa di Annone Veneto ed operante in Africa fin dal 1976, prima in Cameroun e successivamente in Congo. n’altra presenza importante nella comunità è quella di Anita Poncini di Ascona, Svizzera, presidente e fondatrice del Gruppo Lavoro Africa, che dal 1996 vive ed opera con le Suore occupandosi in modo particolare delle Suole, senza dimenticare ruoli organizzativi relativi alle diverse costruzioni.
Le suore sono impegnate in una vasta opera di promozione umana che, partendo dalla priorità dell’aspetto sanitario, si propone anche di elevare il tasso di scolarizzazione di base dei più piccoli.
La costruzione di tre scuole ha consentito di sviluppare un accompagnamento scolastico che riesce a completare con fatica il ciclo primario della scuola elementare.
Oltre 500 bambini frequentano stabilmente le attività scolastiche e molti di loro appartengono alla tribù dei baka, i pigmei della foresta.
La scolarizzazione dei bambini ha consentito, inoltre, di avviare in parallelo un’azione di sostegno nutrizionale: se i casi di “denutrizione” sono contenuti in un contesto come quello di Sembè e dei villaggi circostanti, è pur vero che quelli di “malnutrizione” sono numerosissimi sia in relazione ad un’alimentazione spesso monotematica che per la mancanza di una formazione adeguata delle mamme sulle tematiche nutrizionali.
Le carenze strutturali nel settore educativo nell’area di Sembè sono state in un certo modo sostituite dall’impegno infaticabile delle Suore che, fino ad oggi, hanno attinto esclusivamente alla pedagogia del cuore nello spirito di San Francesco e del Fondatore. Il valido supporto delle “Adozioni a distanza”, sostenuto da alcuni benefattori italiani, ha consentito, inoltre, di far fronte anche agli aspetti economici del supporto nutrizionale dei più piccoli ed ha offerto l’opportunità di avviare un dialogo con i nuclei familiari di Sembè e degli altri villaggi circostanti.
Ha soprattutto agevolato il rapporto con le donne locali, giovani e mamme, talvolta poco più che adolescenti, costrette nel loro ruolo marginale di genere a far fronte sia al riguardo dei bisogni primari dei propri nuclei familiari che allo svolgimento dei lavori manuali più pesanti.
Il dialogo con le mamme, alcune delle quali provenienti anche dai villaggi più interni del territorio, è sorto in maniera spontanea ed in quel clima tipico dell’accoglienza africana che sa inglobare coloro che si sintonizzano in un cammino di condivisione.
Centinaia di donne vulnerabili dell’area di Sembè, adolescenti e giovani, sono escluse da ogni opportunità di accesso ad una benchè minima assistenza sanitaria sulle tematiche della salute riproduttiva e sessuale, dell’igiene e della nutrizione; inoltre, per la grave condizione di indigenza, sono escluse da qualsiasi opportunità di formazione professionale e comunque private di ogni possibilità di accesso alle scarse proposte occupazionali della lontana città di Brazzaville o di altri centri urbani del Congo.
Il Centro Sanitario è stato realizzato dal 2005 al 2007 sotto l’oculata direzione di Suor Rita Panzarin con la collaborazione delle altre Suore, di Anita Poncini e con il sostegno finanziario di vari Enti italiani e svizzeri e tanti benefattori. Grazie all’intervento di questi benefattori è stato possibile realizzare una struttura sanitaria funzionale e modulare, estesa sul piano terra, assimilabile nel contesto ambientale che è totalmente privo di costruzioni con piani multipli.
Il nucleo sanitario che si è costituito, comprensivo delle necessarie risorse umane, cerca con i pochi mezzi disponibili e tra mille difficoltà di sviluppare un’azione di sostegno alle partorienti, di argine alle frequenti situazioni infettive, soprattutto infantili, a causa della scarsa osservanza delle norme igieniche relative al consumo dell’acqua, di contrasto efficace alla malaria ed alla sieropositività neonatale.
Le promotrici dell’opera sono convinte che il potenziamento adeguato di un’azione sanitaria, sia riguardo alla formazione del personale e della popolazione, soprattutto femminile, che nell’inserimento dell’equipaggiamento chirurgico necessario, fino ad ora limitato nelle sue risorse, possa realmente sviluppare l’opportunità di ridurre tutti quegli indicatori negativi che relegano l’area di Sembè tra le più vulnerabili in assoluto dell’intero Congo – Brazzaville, in relazione alla mortalità da parto, alle patologie endemiche, alle malattie della povertà assoluta, alla mortalità infantile e degli adulti per cause spesso minime.